Diversamente onesti...
Come già da noi previsto, Mattarella ha preso tempo sul nome di Conte.
Sono molte le ragioni per le quali il Presidente della Repubblica, che, non deve essere mai dimenticato, è il garante della nostra Carta costituzionale e capo delle nostre Forze Armate, ha sollevato perplessità su questo nome, condivise anche con le altre due più alte cariche istituzionali.
Innanzitutto è apparso subito agli occhi più attenti che questo avvocato civilista, in passato noto solo per il caso "Stamina", fosse un prestanome di Di Maio.
Il Capo dello Stato, che è un giurista, ha rivendicato a nome del Popolo italiano, nella sua unità a prescindere dagli orientamenti politici, che la Costituzione è sacra e va rispettata nella forma e nella sostanza.
Le forzature istituzionali di Di Maio in campagna elettorale (con le sue liste e le sue improvvisate) e le improvvide uscite pubbliche di Salvini sulle questioni internazionali hanno rafforzato il convincimento del Capo dello Stato circa la inadeguatezza politica di quei due.
La sensibilità istituzionale è un prerequisito per governare.
L'art. 92, comma 2 della Costituzione stabilisce che "il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri".
Quindi la scelta del nome ricade solo ed esclusivamente su Mattarella, il quale nomina chi ritiene abbia la fiducia del Parlamento e i ministri che il Presidente del Consiglio incaricato gli propone.
Ne consegue che Di Maio e Salvini potevano solo riferire a Mattarella che Conte aveva i numeri per la fiducia e non invece che avevano, loro, la "squadra" di Governo.
In altri termini Conte avrebbe proposto i Ministri per conto di Di Maio e Salvini.
L'art. 95, comma 1 della Costituzione stabilisce che "il Presidente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile" e che "mantiene l'unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l'attività dei ministri".
In questo caso però Conte avrebbe governato per procura.
Infatti sarebbe stato vincolato a una atto privato, chiamato impropriamente "contratto di Governo" sottoscritto da "quei due" (con autentica notarile delle sottoscrizioni!) e in caso di dissidi nel Consiglio dei Ministri sarebbe stato obbligato a rispettare le decisioni del "Comitato di conciliazione", organismo di natura privata dove il voto del Presidente del Consiglio sarebbe stato irrilevante.
Il Consiglio dei Ministri è un "organo costituzionale complesso" e la previsione di un organo privato che prevale sul ruolo del suo Presidente è palesemente incostituzionale.
Conte è dunque un prestanome di Di Maio che agisce per procura di quest'ultimo e di Salvini, i quali hanno l'ultima parola attraverso il Comitato di conciliazione.
Ma chi è davvero Conte?
Semplicemente uno che ha cavalcato l'onda del momento e, senza particolari meriti politici, ha accettato di farsi massacrare dalla stampa e dagli avversari.
Lo scandalo del curriculum taroccato è più grave di quanto si possa immaginare, perché è servito a costruire una carriera (è componente laico del Consiglio di Presidenza della giustizia amministrativa) su false basi di competenza.
Ma loro sono diversamente onesti...
però terribilmente uguali ai diversamente disonesti.
© Mauro Cavalli
© Mauro Cavalli
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