Farsa o golpe istituzionale?
Ieri, dopo 78 giorni di passi avanti, passi indietro, passi di lato, giravolte e salti della quaglia, Di Maio e Salvini hanno indicato il nome del Presidente del Consiglio dei Ministri sul quale sarebbe (il condizionale è d'obbligo) stato trovato l'accordo politico tra il primo partito (e seconda coalizione) e il terzo partito (ed ex prima coalizione).
Si tratta di un tecnico, come Monti, ma senza alcuna esperienza politica (a differenza di Monti, che è stato Commissario europeo).
Conte è un perfetto carneade della politica. Il Finantial Times lo ha descritto come "novice".
Su questi presupposti Mattarella, sempre più convinto della inadeguatezza dei due veri contendenti politici, Di Maio e Salvini, ha preso tempo, convocando per oggi i Presidenti dei due rami del Parlamento.
Siamo oramai alla farsa.
Sia Di Maio che Salvini stanno facendo campagna elettorale continua giocando sulla pelle degli Italiani, metà dei quali così disperati da accettare qualsiasi cosa pur di avere un salario (tramite il reddito di cittadinanza) o un risparmio (tramite la tax flat).
Entrambi sanno che le due misure sono tra di loro incompatibili e per tale ragione vogliono il controllo dei rispettivi ministeri per poi dichiarare che gli "altri" li hanno fermati.
Vogliono tornare alle elezioni perché hanno capito che oggi metà degli Italiani crede che la colpa della crisi sia dell'Europa, senza rendersi conto che manca una politica di sviluppo economico da decenni e che da decenni l'Italia aspetta riforme strutturali.
Sanno anche che non potranno tirare troppo la corda e quindi hanno lasciato il cerino acceso a Mattarella.
È evidente che Conte è solo un prestanome di Di Maio e che non conta nulla.
Infatti non ha base elettorale, non ha controllo del Movimento, non controlla nemmeno i parlamentari pentastellati e i Ministri da proporre al Capo dello Stato non li sceglie lui.
Inoltre, in caso di disaccordo in seno al Consiglio dei Ministri (e non è difficile prevedere un dissenso continuo, viste le premesse programmatiche di M5S e Lega), Conte deve affidarsi a un istituto di natura privata denominato Comitato di conciliazione, dove il suo voto è ininfluente.
Di fatto sarà il Comitato di conciliazione a decidere la politica generale del Governo, in contrasto con l'art. 95 della carta costituzionale.
Inoltre sarà violato il principio costituzionale di collegialità delle decisioni del Governo.
Conte quindi non potrà mai garantire il mantenimento dell'unità di indirizzo politico ed amministrativo.
Se Mattarella accettasse di incaricare Conte come Presidente del Consiglio senza reale potere decisionale, aprirebbe la strada a un golpe istituzionale per un Governo per procura e non sarebbe più il garante di tutti.
Per questo motivo vuole confrontarsi con la seconda e la terza carica istituzionale.
La via d'uscita sarebbe quella di incaricare il vero candidato (da sempre) e cioè Di Maio, con i paletti (il "perimetro costituzionale").
A questo punto la farsa sarà terminata.
Di Maio potrà declinare (e assumersi la responsabilità della scelta) o dovrà chiedere la fiducia in Parlamento e ottenere i voti della Lega su Ministri diversi da quelli concordati (come per esempio Savona).
Salvini a questo punto dovrà assumersi la responsabilità di chiedere il divorzio politico e andare alle elezioni anticipate (con quale coalizione o alleanza non si capisce) o accettare un suo ridimensionamento sui temi antieuropei.
Si tratta di un tecnico, come Monti, ma senza alcuna esperienza politica (a differenza di Monti, che è stato Commissario europeo).
Conte è un perfetto carneade della politica. Il Finantial Times lo ha descritto come "novice".
Su questi presupposti Mattarella, sempre più convinto della inadeguatezza dei due veri contendenti politici, Di Maio e Salvini, ha preso tempo, convocando per oggi i Presidenti dei due rami del Parlamento.
Siamo oramai alla farsa.
Sia Di Maio che Salvini stanno facendo campagna elettorale continua giocando sulla pelle degli Italiani, metà dei quali così disperati da accettare qualsiasi cosa pur di avere un salario (tramite il reddito di cittadinanza) o un risparmio (tramite la tax flat).
Entrambi sanno che le due misure sono tra di loro incompatibili e per tale ragione vogliono il controllo dei rispettivi ministeri per poi dichiarare che gli "altri" li hanno fermati.
Vogliono tornare alle elezioni perché hanno capito che oggi metà degli Italiani crede che la colpa della crisi sia dell'Europa, senza rendersi conto che manca una politica di sviluppo economico da decenni e che da decenni l'Italia aspetta riforme strutturali.
Sanno anche che non potranno tirare troppo la corda e quindi hanno lasciato il cerino acceso a Mattarella.
È evidente che Conte è solo un prestanome di Di Maio e che non conta nulla.
Infatti non ha base elettorale, non ha controllo del Movimento, non controlla nemmeno i parlamentari pentastellati e i Ministri da proporre al Capo dello Stato non li sceglie lui.
Inoltre, in caso di disaccordo in seno al Consiglio dei Ministri (e non è difficile prevedere un dissenso continuo, viste le premesse programmatiche di M5S e Lega), Conte deve affidarsi a un istituto di natura privata denominato Comitato di conciliazione, dove il suo voto è ininfluente.
Di fatto sarà il Comitato di conciliazione a decidere la politica generale del Governo, in contrasto con l'art. 95 della carta costituzionale.
Inoltre sarà violato il principio costituzionale di collegialità delle decisioni del Governo.
Conte quindi non potrà mai garantire il mantenimento dell'unità di indirizzo politico ed amministrativo.
Se Mattarella accettasse di incaricare Conte come Presidente del Consiglio senza reale potere decisionale, aprirebbe la strada a un golpe istituzionale per un Governo per procura e non sarebbe più il garante di tutti.
Per questo motivo vuole confrontarsi con la seconda e la terza carica istituzionale.
La via d'uscita sarebbe quella di incaricare il vero candidato (da sempre) e cioè Di Maio, con i paletti (il "perimetro costituzionale").
A questo punto la farsa sarà terminata.
Di Maio potrà declinare (e assumersi la responsabilità della scelta) o dovrà chiedere la fiducia in Parlamento e ottenere i voti della Lega su Ministri diversi da quelli concordati (come per esempio Savona).
Salvini a questo punto dovrà assumersi la responsabilità di chiedere il divorzio politico e andare alle elezioni anticipate (con quale coalizione o alleanza non si capisce) o accettare un suo ridimensionamento sui temi antieuropei.
© Mauro Cavalli
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