La colpa degli altri.
La situazione è drammatica. Il Movimento Cinque Stelle ha chiesto i voti per cambiare il sistema. La Lega ha chiesto i voti per un progetto di centrodestra.
Ha vinto la coalizione di centrodestra e poteva governare con i pentastellati o i piddini. Salvini ha architettato la sua strategia di andare al voto in autunno. Ha capito che Di Maio ambiva a fare il Presidente del Consiglio dei Ministri.
Primo passo. Chiudere a Renzi, evitando un Governo a trazione centrodestra.
Secondo passo. Aprire a Di Maio, sapendo che c'era il veto su Berlusconi.
Terzo passo. Tenere unito il centrodestra per "cucinare" Di Maio.
Quarto passo. Sganciarsi da Berlusconi e Meloni.
Quinto passo. Trattare con Di Maio il "programma di Governo", ponendo il veto su quest'ultimo per non andare al Governo.
Qui Di Maio gioca la carta della vecchia "politica dei due forni", per mettere alle strette Salvini. A questo punto Renzi capisce che può "bruciare" politicamente Di Maio perché ha capito che Salvini forse non vuole governare (teoria dei "pop corn") e chiude il forno piddino. A Di Maio non resta che trattare con Salvini come esponente politico della Lega, che però non vuole governare e mantiene il veto su Di Maio.
Per uscire dall'impasse Di Maio accetta finalmente di fare il "passo di lato".
Sesto passo. Salvini accetta di indicare come Presidente del Consiglio dei Ministri un nome sconosciuto come Conte, di area pentastellata, pur di imporre il suo diktat al Presidente della Repubblica, utilizzando il nome dell'economista Savona. Con la sua rigidità sul nome ha fatto saltare il "Governo del cambiamento", aizzando l'ingenuo Di Maio a chiedere l'impeachment di Mattarella (salvo poi ritirare la richiesta con la coda tra le gambe), con la Meloni, finora nell'ombra, a sbagliare il "tempo politico" accodandosi.
Settimo passo. Chiudere a qualsiasi Governo tecnico, come quello di Cottarelli.
Ottavo passo. Tenere tutto e tutti in stand by per andare alle elezioni in autunno.
A questo punto Mattarella deve fare l'unica cosa possibile: dare l'incarico a Salvini e spedirlo alle Camere.
Poi aspettare la tempesta. Ma questa volta la colpa non sarà degli altri, ma loro. Perché Salvini sarà costretto a bruciarsi politicamente.
© Mauro Cavalli
cavalli@maurocavalli.eu
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